• L'inquilino

L’inquilino

tratto dal romanzo “L'inquilino del terzo piano” di Roland Topor

traduzione G. Gandini © 2017 Giunti Editore S.p.A. / Bompiani
adattamento e regia Claudio Autelli
con Alice Conti, Giacomo Ferraù, Michele Di Giacomo, Marcello Mocchi
scene Maria Paola Di Fancesco
luci Giuliano Bottacin
suono Fabio Cinicola
assistente alla regia Lorenzo Ponte
organizzazione Monica Giacchetto, Carolina Pedrizzetti
comunicazione e promozione Cristina Pileggi
produzione LAB121
in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival
in collaborazione con il Teatro del Cerchio di Parma

Per guadagnare da vivere io non dispongo che dei prodotti derivati dalla mia paura… La realtà in sé è orribile, mi dà l’asma. La realtà è insopportabile senza gioco, il gioco consente una immagine della realtà. Io non posso perdere il contatto con la realtà, ma per sopportarla ho bisogno di questo gioco astratto che mi permette di trovare quello che può essere ancora umano.

(Roland Topor)
Argomento e suggestioni

Trelkovsky è un uomo qualunque. Un giorno decide di prendere in affitto l’appartamento nel condominio del signor Zy, accettando le rigide regole imposte per un buon vicinato. Finisce così per ritrovarsi negli ingranaggi di una macchina infernale che lo vede protagonista di misteriose macchinazioni ai suoi danni da parte della comunità del condominio stesso. Egli ritiene di essere spinto a prendere il posto della precedente inquilina suicida proprio in quello stesso appartamento dove ora si trova ad abitare. Trelkovsky è convinto che i suoi vicini vogliano trasformarlo nella povera Signorina Choule…

L’inquilino del terzo piano è il risultato letterario di Roland Topor come appartenente al movimento “Panico” da lui fondato negli anni sessanta insieme ad Alejandro Jodorwskj e Fernando Arrabal. Il movimento mirava a indagare le energie più scure e destabilizzanti per liberare la fantasia e ritrovare un respiro con il presente. Certe atmosfere di Topor, non a caso, potrebbero essere considerate visioni kafkiane. Il suo protagonista, il Signor Trelkowsky, è lo sguardo attraverso il quale indaghiamo la paura per il presente, per le piccole meschinerie in cui ci troviamo ad imbatterci tutti i giorni, un sentimento atavico di vergogna che non ci ha mai abbandonato dai tempi dell’infanzia. Rotto ogni patto sociale, il mondo delle relazioni umane è visto come un campo di conquista tra uomini regrediti ad animali che perseguono i loro interessi in virtù del bisogno di sopravvivere nella giungla della città. Il condominio che fa da sfondo alla storia di Trelkovsky si erge a microcosmo esemplificativo di una paradigma più ampio che abbraccia l’intera società. In esso, ogni appartamento risulta essere il fortino dove rifugiarsi, dove difendersi in attesa dell’occasione giusta per poter sferrare a propria volta un attacco al vicino molesto
Il mondo raccontato in questa storia è visto attraverso la distorsione di una mente fragile, che piano piano si perde nei propri incubi, e si rifugia nel delirio di una persecuzione dagli esiti tragici. Con una forte dose di nera ironia l’autore ci accompagna nel naufragio di questo personaggio cogliendone le riflessioni personali nelle quali è impossibile non rintracciare quelle stesse inquietudini che colgono l’uomo moderno alle prese con una lotta per la sopravvivenza in un contesto storico che vede la parte della società deputata alla condivisione di comuni valori di solidarietà e condivisione, sempre più ritirarsi difronte l’imperativo produttivo che chiede standard personali sempre più proibitivi.

Il progetto di trasposizione teatrale di questo romanzo sottolinea l’approccio psicanalitico della storia di Trelkovsky. Lo spazio del suo appartamento è uno spazio claustrofobico a metà tra il fortino in cui difendersi e la prigione da cui è impossibile fuggire.
Le relazioni tra i personaggi sembrano votate a ogni forma di mercificio. L’anima non abita più questo mondo. Tutto è messo in vendita, è possibilità di baratto, inganno o momentaneo patto di alleanza contro un comune nemico.
In questo mondo vige soltanto la legge del più forte.

Rassegna Stampa

INFERNO QUOTIDIANO DI UN INQUILINO
Laura Zangarini – La Lettura – Corriere della Sera
“Trelkovsky cammina radente ai muri, non ascolta più la radio. Si accontenta di leggere e, alle 10 di sera, infila i piedi in silenziose pantofole. Svanisce, sfuma; poi cede di schianto … Sono tutti pazzi o lui è bersaglio di un complotto?”
18 Giugno 2016

IL TUFFO DELL’INQUILINO NELLA GRANDE LETTERATURA DEL NOVECENTO

[…] La bella regia di Claudio Autelli, pur suggestionata dall’antefatto filmico, se ne distanzia proprio per dare alla messa in scena un respiro più letterario che porta la vicenda in un luogo astratto, aiutato in questo da opportune scelte di luci e musica, le prime, oscure e da sottosuolo affidate a Giuliano Bottacin, mentre il progetto del suono è opera assai interessante del mai superficiale Fabio Cinicola, che esalta, con un sussurro musicale e uditivo presente ma mai invadente, il paesaggio deserto e spersonalizzato dal fascino vintage creato per la scena da Maria Paola di Francesco, anche lei sempre attenta nell’affiancare la regia in letture di multipla profondità. Ne viene fuori un allestimento che, quanto a segni scenici, reca già con se’ una serie di elementi capaci di potente fascinazione, dove a tratti pare di essere in Francia, a tratti nella Mittel Europa letteraria, a tratti in qualche pagina di Dostoevskij, per arrivare ai sobborghi americani e alle loro solitudini immaginarie da quadro di Hopper. […] notevoli ci sono parse  le interpretazioni di Alice Conti, nei suoi diversi personaggi, complice la sua grande versatilità scenica, e di Giacomo Ferraù, straordinario nella parte del locatario. […] è indubbio si tratti di un lavoro di interessante fattura, che mette assieme un gruppo assai talentuoso che arriva ad un prodotto finale non banale, che ha diritto di presenza sul  palcoscenico delle stagioni ufficiali italiane dei grandi teatri, come ci auguriamo accada, e che merita la giusta circuitazione.

UN INQUILINO QUALUNQUE E UN CONDOMINIO SINISTRO
Michele Weiss – La Stampa
[…] Autelli, autore capace di rischiare con temi scomodi che indagano il lato oscuro dell’identità personale.”

CONGIURE E PSICOSI NEL CONDOMINIO DI ROLAND TOPOR
Livia Grossi – Corriere della Sera
31 Marzo 2016

L’INQUILINO (DEL TERZO PIANO)
Renato Palazzi – DelTeatro.it
E il suo principale risultato è il modo in cui ha cesellato nei dettagli quello che risulta a tutti gli effetti un clima totalmente, perfettamente kafkiano”
14  Aprile 2016

L’INQUILINO

Maddalena Giovannelli – Stratagemmi.it

“Autelli si conferma, con questa sfida impegnativa, un regista dalla mano esperta e ferma, capace di gestire complesse stratificazioni semantiche e di tenere insieme efficacemente le partiture testuali e visive: una consapevolezza non così frequente tra i colleghi suoi coetanei.”

17  Aprile 2016

CLAUDIO AUTELLI E IL SAPORE KAFKIANO DI L’INQUILINO, DAL ROMANZO DI TOPOR
Marì Alberione – Duel
La storia raccontata da Topor in Le locataire chimérique è strettamente connessa con la visione e il regista Claudio Autelli ha deciso di portarla in scena nel suo nuovo spettacolo”
1 aprile 2016

 

Ph. Sara Gentile